Sono stato sei mesi senza patente. Oggi mi è arrivata quella nuova, targata Francia, così adesso posso continuare ad andare in bicicletta. Ma per scelta.
Me l’hanno data gratis, ed è la prima volta che ricevo qualcosa gratis da questo paese. Persino la tessera in biblioteca mi hanno fatto pagare. A meno che lei non sia disoccupato, mi han detto.
Preferisco pagare.
Oggi mi ha anche scritto l’avvocato, che abbiamo vinto la causa. Una causa che andava avanti, tra primo grado e appello, da 12 anni. L’abbiamo vinta. Penso per sfinimento.
È la seconda causa che vinco. La prima era contro un cliente che non mi aveva pagato una fattura da 9mila euro. L’ho vinta 7 anni dopo, ma il cliente era già fallito così niente, ci si vede, è stato bello. Ma ho pagato le spese processuali.
Quest’ultima causa invece l’ho vinta al primo grado e anche in appello. Appello nel quale mi hanno trascinato gli altri, io dicevo sono a posto così grazie, non serve.
L’ho vinta nel senso che il giudice in nome del popolo ha sentenziato che la controparte non può esigere soldi da me, ma ha imposto che ognuno si paghi i propri avvocati.
Probabilmente la somma delle loro parcelle supera la cifra che ci stavamo giocando. La tipica soluzione lose-lose.
Ma niente scandali. Capisco che i soldi servono a tirarsi fuori dai guai, e sono felice di usarli per una causa così nobile. Pensa che triste se me li sputtanassi in automobili.
E sui tempi, beh: anch’io se fossi stato il giudice avrei procrastinato il più possibile, annoiava pure me quella roba. Rimanda e rimanda, 12 anni passano che manco te ne accorgi.
La giustizia spesso appare ingiusta a chi la subisce.
E la subisci sempre. Anche quando vinci.
A volte vorrei spaccare tutto, ma poi mi ricordo che la felicità sta nel mezzo di trasporto. Così prendo la bici, e me ne vado, come Bugo.