Conosci bene Parigi?
Sì ti ho detto.
Ma bene quanto?
Rientro a casa senza Google Maps. Non sempre in piedi.

Ne ho viste a centinaia di feste, dai rave pieni di fattoni che provano in ogni modo a perdere l’udito, ai rooftop party delle startup pieni di nerd che provano in ogni modo a perdere la verginità.
Sono a una di queste ultime, ora, in un locale bohémien in centro a Parigi di quelli col menù scritto sui muri e le monstere negli angoli. Tavolini pieni di formaggio e baguette.
Le feste delle startup sono tipo le feste delle medie con l’aggravante della calvizie incipiente. Sono affezionato a questa gente: sanno tutti cucinare le uova, ma a giudicare da questi free drink non sanno niente di cocktail. Ci sono economie che si reggono su proposte mediocri confezionate per questi sfigati che, diciamocelo, hanno accumulato davvero troppi soldi recentemente.
A queste feste tutti devono sentirsi inclusi e a proprio agio, quando io vorrei che tutti si sentissero scomodi perché l’insoddisfazione è il motore del progresso. Superata la timidezza, l’insoddisfazione diventa desiderio.

Li guardo con tenerezza.
Quando uscì Tinder qualche anno fa, è ‘sta gente qui che ci ha permesso di chiavare a destra e a sinistra. Noi, agglomerati di testosteroni con le sneakers, pronti a swappare grazie ad algoritmi di accoppiamento messi a punto da quattro nerd. Ironico no?
La maggior parte dei miei incontri, ricordo, erano persone in cerca di un residuo di tenerezza in mezzo a tanti squallori. Fingendo che no.
Tutte ’ste maschere, carnevale veneziano.

Li ascolto con curiosità.
Con l’intelligenza artificiale capiamo un po’ meglio la nostra, dicono. Dicono della relazione che c’è tra l’antropomorfismo delle interfacce e la fiducia che l’essere umano è disposto a concedere.
Argomenti interessanti che ai rave non senti spesso. Complice anche la perdita d’udito.
Mi dico che io appartengo un po’ ai due mondi. Come Garibaldi. E li stimo entrambi e li disprezzo entrambi. E chissà poi se è vero.
Come la mia doppia nazionalità, amata e disprezzata, comunque poco credibile. Anche la cinese con cui sto parlando mi dice di averla e lo dice con soddisfazione.
Io mi ci rivedo in lei, ora, e un po’ mi stimo e un po’ mi disprezzo. Il motore del progresso.