C’era molto vento stamattina, secchiate d’acqua in faccia mentre vogavo.
Da circa un anno quasi tutti i weekend faccio kayak.
All’inizio René, lo stronzo che gestisce la base nautica, mi derideva. Non lo faceva solo con me, basta guardare le recensioni della base nautica per rendersene conto: si va dal “è gestita da un’accozzaglia di ubriaconi” a “non torno certo per farmi umiliare da quattro dementi”. I quattro dementi è René.
Non sopporto chi.
Aspetta, sopporto benissimo, ma diciamo che mi sembra un’occasione mancata. Dicevo: non sopporto chi non indaga i propri stati d’animo, e chi non sa parlarne.
Tipo i maschi che confondono la derisione con l’ironia, o le femmine che coprono l’insicurezza con la competizione. Maschi, femmine, fluidi: persone.
René in primis.
Però già da qualche mese, mi è parso, René si è ammorbidito nei miei confronti. Credo che abbia apprezzato la determinazione, l’avermi visto unico in kayak anche sotto alla pioggia di ottobre o in faccia al vento gelido di gennaio, le nocche tagliate le labbra secche. Allora mi affiancava in motoscafo e mi urlava consigli che suonavano ordini, io dicevo grazie e pensavo fatti i cazzi tuoi coglione a motore.
Perché “grazie” a volte è la contrazione di “grazie della gentilezza”, altre di “grazie al cazzo”.
Oggi vogavo nella mia bellissima solitudine. Profumo di cucina dalle barche ormeggiate, cigni, cani felici sulle banchine, una senzatetto nuda che si lavava con l’acqua del canale.
René mi ha affiancato in motoscafo e mi ha urlato «voilà une belle gesture, bravo !», che suonava come «fratello mio riconosco che ognuno sta combattendo una battaglia di cui non so niente, ma tu la tua l’hai vinta, cazzo se l’hai vinta, stimo il tuo modo di vogare così elegante ed efficace, il mio prossimo figlio porterà il tuo nome».
Se non sopporto chi non sa esprimere quello che sente, sopporto ancora meno chi non sa leggere il prossimo.
Io come vedi sono bravissimo, soprattutto a leggerlo a mio favore.
E quella frase mi ha reso felice.
Poi tornando a casa camminavo lungo il molo, pantaloni della tuta bagnati, sembra sempre mi sia pisciato addosso quando finisco kayak, il ponte pedonale, le foglie gialle e pensavo che ripetere un gesto alla lunga ti rende capace di farlo.
È tempo di stirare, vediamo se mi riesce meglio dell’ultima volta.
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Kayak, un anno dopo
03/11/2024